Antologia critica - Redolfi Enrico

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Antologia critica

Frutto di intensa ricerca, la pittura di Redolfi appare oramai approdata a una sua poetica definitiva e a una visione più continua e personale del reale.

Essa vive in una lievità scenica e si sostanzia in una vibratilità tonale e spaziale, che deposita l’oggetto in “atmosfere” tramate da ampie stesure cromatiche, sollecitate e rese irrequiete da nervosi graffiti o arricchite in profondità da leggere increspature di superfici e di colori, cifre misteriose o voci sotterranee di una visione essenzialmente “aperta”, in espansione, lirica.

L’elaborazione dell’impulso sensoriale la conduce ad una composizione armonica e prospettica di piani con la controllata illusione di violentazione della superficie bidimensionale verso una “profondità” di vibrazioni.

La tensione sottesa a tale processo è quella di una progressiva rarefazione del dato figurativo, verso una visualizzazione pittorica di tipo geometrico, quasi astratta anche se sempre allusiva.

Orizzonti precisi tagliano e compongono le tele di Redolfi, ma non in rapporti serrati o macchinosi, ma “a onda”, in un moto che aggancia la fantasia per proiettarla in uno spazio che il colore sommuove e tende all’infinito, traducendo in immagini sensazioni non solo visive ma anche olfattive, di freschezza o di tepore.

E’ una pittura talora contratta in un pudore compositivo, ma che esigenzialmente già tende a una più coraggiosa lucidità strutturale, senza nulla perdere di quella affascinante componente poetica, di vibrata e calda partecipazione che permette all’artista di dare valore estetico ai suoi più intimi perturbamenti e alle sue più profonde sollecitazioni interiori.

Maggio 1970, Roberto Invernici
ENRICO REDOLFI
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