L’ astrazione che si fa racconto - Romano di Lombardia, aprile 1997 - Redolfi Enrico

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L’ astrazione che si fa racconto - Romano di Lombardia, aprile 1997


Un itinerario lungo ed in solitudine quello dell’artista Enrico Redolfi, sin dai primordi assai giovanili coerente e singolare.
Da subito, pur perseguendo negli studi artistici l’acquisizione delle conoscenze e degli strumenti e pur attento alle novità delle avanguardie, andò soprattutto scrutando in sé, via via sempre più in profondità, alla scoperta di semi propri originali, in piena disinvolta libertà.
Tra i suoi fogli, schizzi, abbozzi scolastici di quei primi anni rare sono rimaste le esercitazioni di figurazioni accademiche che per lui rimasero semplici impegni di apprendistato. Estranee da sempre al nostro artista le lusinghe di un piatto realismo così come le bizzarre improvvisate di certo epigonismo di estrazione informale.
Nelle sue opere dei primi decenni ricorrenti sono le immagini di estesi spazi senza limiti né cose, con soli ora ossessivamente opprimenti ora dolcemente declinanti al limitare di orizzonti tesi nella caligine o celati da cieli che si fondono ondulanti con la terra.
Mai presenza umana, soverchiata dal panico di silenzi crepuscolari; città fantasma senza voce né anima suggerivano la melanconia di una umanità in pena. Prevalenti i toni bruni e verdognoli, tendenzialmente opachi e pur pulsanti; gli impasti succosi, impreziositi da una ben distesa trama materica che dava al dipinto uno sapido sapore di terra.
Tratto a tratto appare sempre più evidenziarsi uno stile fatto di spoglia essenzialità di colore e di forme sotto cui affiorano, insistenti e sottili, metafore che palesano contenuti concettuali ben concreti affioranti da un apparato figurativo in apparenza di pura e semplice eleganza e raffinatezza astratte ma, sottopelle, significativi.
Sono sentimenti, suggestioni, emozioni, ricordi che decantano e che l’innato pudore controlla e mitiga e sussurra appena come parlando con se stesso in un diario intimo; sono strutture di fine purezza formale che pare intonino architetture sonore, sono rumori di vita o messaggi non espliciti, non urlati con foga tribunizia ma suggeriti discretamente alla meditazione.
Dalla stringatezza figurativa fatta di accenni dei primi dipinti sfumati nei prediletti grigi, alle improvvise gagliarde impennate cromatiche ed alle calibrate geometrie degli ultimi dipinti è un tutt’uno di sorprendente coerenza. Lo scandirsi degli spazi si fa racconto ed il segno si fa simbolo come di graffiti arcaici di antica civiltà.

Romano di Lombardia, aprile 1997, Mario Pozzoni
ENRICO REDOLFI
Abitazione: Viale Monte Campione 10, Seriate(BG) - Tel: 035 600077
Luogo di lavoro: Via Monte Campione, 9 - 24068 Seriate(BG)
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