Dicembre 2004. M.Cristina Rodeschini Galati - Redolfi Enrico

Benvenuti
Vai ai contenuti

Dicembre 2004. M.Cristina Rodeschini Galati


I precoci esordi di Enrico Redolfi possono dirsi controcorrente e di grande significato per il suo percorso d’artista. Siamo negli anni Cinquanta e la pittura italiana, avendo forti radici nella tradizione della rappresentazione figurativa, sceglieva, in una sua parte rilevante, di situarsi in quel solco.
Per una generazione come quella di Redolfi l’andare in controtendenza fu avvertita come una necessità. Chi si dispose ad un aggiornato confronto culturale non potè esimersi dalla fascinazione dell’informale - con particolare riferimento alla Francia e per primo a Fautrier - per la straordinaria affinità elettiva di questa esperienza con la storia dell’Europa moderna.
L’arte si faceva carico una volta di più del grande compito della conoscenza. Si trattava di una nuova via alla ricerca della verità e la pittura esprimeva la propria, nei modi e con le forme che meglio le si addicevano, rivendicando libertà di azione e di pensiero. Venne avvertita come una lezione di stile, ma soprattutto di libertà.
Sulla base di queste premesse la poetica di Redolfi si è nutrita, nella definizione dei propri strumenti linguistici, di una particolare sensibilità per i valori della materia. Attraverso di essi egli si è interrogato sulle potenzialità della pittura, sulla sua identità, in sintonia con la cultura d’arte del nostro paese che porta storicamente con sé un forte sentimento della pittura, un senso alto della sua qualità. Nei paesaggi degli anni Sessanta ad una struttura semplificata corrisponde una riduzione ai minimi termini del proprio linguaggio che nella estrema sobrietà conserva un’eleganza tanto connaturata all’artista da rimanerne uno dei suoi tratti distintivi.
Redolfi nel decennio successivo sottopone ad una forte accelerazione questo processo di riduzione minimalista degli strumenti espressivi e trova nei preziosi dittici incisi all’acquaforte la sintesi di un’esperienza artistica colta e sensibile.
Il percorso futuro non potrà prescindere da questo approdo arricchendosi tuttavia di un’uso raffinato del colore che non esclude inattese accensioni.
La vocazione sperimentale di Redolfi, nel proteggerlo dal corteggiamento delle mode, ha salvaguardato la sua necessità di concentrazione, da non confondersi con una qualsivoglia volontà di isolamento.
Ricco di una sorprendente sapienza tecnica egli declina sulla tela uno spazio la cui sofisticata definizione avviene attraverso componenti geometriche, sottigliezze cromatiche, liberi accostamenti di medium.
Questo riflettere sullo spazio è tuttora un luogo particolarmente intenso dell’opera di Redolfi che alla ricerca della perfezione dei valori assoluti, trova il coraggio di azzerare il già fatto e di ricominciare da capo, all’insegna di una intimità formale che prescindendo da ogni riconoscibilità, materiale sicuro, regola stabilita, affermi la propria libertà attraverso percorsi tutti interni ai valori dell’arte.

Dicembre 2004, M.Cristina Rodeschini Galati
ENRICO REDOLFI
Abitazione: Viale Monte Campione 10, Seriate(BG) - Tel: 035 600077
Luogo di lavoro: Via Monte Campione, 9 - 24068 Seriate(BG)
Torna ai contenuti