Gennaio 2005. B.Mazzoleni "Le partiture spaziali..."
<<Nell'estrema sobrietà conserva un'eleganza tanto connaturata dell'artista da rimanere uno dei suoi tratti distintivi>>: così Maria Cristina Rodeschini coglie la <<cifra>> stilistica che rende immediatamente riconoscibile el opere dell'artista seriatese Enrico Redolfi cui è dedicata la mostra antologica allestita fino al 28 gennaio nella sala espositiva dell' Asaf (Comune di Seriate).Attraverso una settimana di opere l'esposizione ripercorre l'itinerario artistico dell'artista bergamasco in un percorso cronologico dal 1954 ad oggi, con sezioni dedicate anche alla produzione grafica ad alcune tematiche particolarmente approfondite come quelle della guerra e della città.
Se già le prime prove pittoriche degli anni '50 - paesaggi che appaiono chiaramente come <<pretesti>> per architettare composizioni di forme e colori - rivelano la predilezione dell'artista per il linguaggio formale, si assiste all'emergere di uno stile estremamente personale, nel segno di una continua sperimentazione sulla materia e di una raffinata sensibilità coloristica.
I materiali - dal legno alla carta, dal polistirolo alla garza, dalle polveri di cenere agli acrilici -diventano strumenti per costruire delicate <<architetture>>, fondate su sottili equilibri di cromie, forme, linee e spessori. Quello di Redolfi è un linguaggio che procede per sottrazione, approdando a una tavolozza che gioca su impercettibili variazioni tonali di grigi e terre e ad una <<partitura>> dello spazio animata da finissime vibrazioni di ritmo e di colore. Una ricerca rigorosa di armonia e di equilibrio, talvolta così sistematica da procedere per formule matematiche, ma in cui le istanze interiori irrompono all'improvviso, attraverso il gesto dell'incidere che apre sulla tela grovigli di graffiti, ritmi di segni e selve di linee; tracce quasi sismografiche di azioni e impulsi spontanei che impediscono al processo di riduzione minimalista portato avanti dall'artista di azzerare flussi sotterranei di emozioni e movimento.
L'esito dell'astrazioni di Redolfi è dunque una poetica lirica e sussurrata, anche quando, come nel caso delle opere dedicate al tema della guerra, il suo lavoro assume toni di denuncia. L'invito è, infine, ad osservare con attenzione le opere grafiche - xilografie, acqueforti e litografie a più colori - dove l'alfabeto segnico dell'artista diventa traccia calligrafica di una scrittura preziosa, sigillo di un'<<esperienza artistica colta e sensibile>>.
Gennaio 2005, B. Max.