Desenzano (BG) – "Personale" - Settembre/Ottobre - 2008 - Redolfi Enrico

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Desenzano (BG) – "Personale" - Settembre/Ottobre - 2008

Stefano Raimondi - parte A

La mostra di Enrico Redolfi, come questo catalogo testimonia, può a ragione essere considerata una triplice personale dell’artista. A una tripartizione degli spazi espositivi corrisponde una messa in mostra di altrettanti nuclei concettuali che si sono consolidati e arricchiti nel tempo. Il catalogo stesso riporta questa scansione che, tuttavia, non deve farci cadere nell’errore di analizzare le diverse tipologie d’opere come nuclei distinti, scollegati gli uni dagli altri. Al contrario, ed è bene chiarirlo subito, la struttura alla base dei lavori declinata e incarnata nei concetti di spazio, materia, simbolo, offre una prima chiave comune di lettura.


I lavori che riflettono sul concetto di pace o, per contrasto, sulla sua assenza, sono accomunati dalla presenza della bandiera o, meglio, dello stendardo della pace. La pace quindi è un simbolo che è diventato bandiera e la bandiera allo stesso tempo è il simbolo di questo percorso. La bandiera inoltre ha in sé uno spazio che si dà direttamente allo spettatore ma si codifica in un linguaggio o, più precisamente, in una moltitudine di lingue. La parola pace, nelle sue non ancora finite traduzioni, contiene quindi l’idea di uno spazio-mondo unito. Un’idea che non si è ancora concretizzata del tutto, come si intuisce osservando la resa pittorica della parola: ancora sfuocata, incompleta, in-progress. Una seconda simbologia e una chiave di lettura si può individuare nella rappresentazione, comune in alcuni quadri, di una mano aperta. È un’immagine che ci riporta ai primi esperimenti infantili di pittura. Proprio l’infanzia è individuata come il periodo in cui l’uomo si avvicina per la prima volta al concetto di guerra, un’assimilazione che avviene attraverso il gioco. Neanche per gioco è l’opera che segna un bisogno, una necessità, un confine: quello di un’educazione improntata alla ricerca di valori positivi. Il gioco d’altronde, come scrisse il celebre storico danese Johan Huizinga nella sua principale opera, Homo Ludens, è il motore sopra cui si costruisce la società; è nel gioco che si possono rintracciare quelle componenti che sono poi caratteristiche del nostro agire quotidiano.
Stefano Raimondi - parte B

Un secondo gruppo di opere fa della grafia il suo elemento portante. Una grafia che si traduce ora in tagli, ora in forme pittoriche mosse e curve che incocciano e si completano con linee acuminate e ritte. A differenza delle opere precedenti il colore si attenua e s’incupisce, caricando la superficie d’attesa. Siamo nel mezzo di un’azione che ancora deve concludersi. Ora avvolti, ora affascinati, ora feriti e nascosti. Una guerra, un’esplosione, una battaglia. Buchi (proiettili?), tagli (ferite?), grigi e neri (cenere?) si susseguono e ci inseguono, l’uscita è chiusa da una croce nera.

Il terzo e ultimo gruppo di opere, più ironiche e materiale, utilizzano le associazioni che il vino, l’uva e più in generale il mondo della vigna portano con sé. Sono opere giocose che, seguendo una lunga tradizione artistica, riportano nel titolo e sotto forma di frase all’interno dell’opera stessa, una chiave di lettura. È proprio in opere come Arte povera per tappi ricchi o Campo Di-vino che parola e concetto dialogano strettamente. Ancora più forte diventa l’incidenza dell’aspetto spaziale, in quanto si ha la necessità sia di analizzare l’opera nella sua dimensione bifacciale, ossia da entrambi i lati della tela, sia perché lo spazio fronte e lo spazio retro comunicano incessantemente attraverso una moltitudine di fori, lacerazioni, tunnel di dialogo. Non si tratta qui di cercare uno spazio altro dotato di una autonoma e ricca significazione, ma piuttosto di mettere in comunicazione due pezzi di un puzzle che nella loro combinazione offrono una lettura completa dell’opera.

Il lavoro di Enrico Redolfi si configura quindi come un testo con diversi piani di lettura, che dalla materia si espandono, attraverso lo spazio, fino al significato. Un messaggio a volte diretto e immediato, altre volte più citazionista e complesso che, in entrambi i casi, riesce a indurre nello spettatore un’attrazione e una riflessione che dalla pittura si espande ai valori profondi che l’uomo cerca di costruire e immettere nel mondo.
ENRICO REDOLFI
Abitazione: Viale Monte Campione 10, Seriate(BG) - Tel: 035 600077
Luogo di lavoro: Via Monte Campione, 9 - 24068 Seriate(BG)
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